Wallace Edgar - L'abate nero by Wallace Edgar

Wallace Edgar - L'abate nero by Wallace Edgar

autore:Wallace Edgar [Wallace Edgar]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Gialli
editore: Newton Compton
pubblicato: 2012-03-06T23:00:00+00:00


33

Lo stalliere che portò il cavallo di Dick Alford alla porta aveva qualcosa da riferire.

– Signore, quel tipo è stato visto la notte scorsa.

– Di chi si tratta? – chiese Dick, mentre balzava in sella.

– L’Abate Nero, signore. Gill, il guardacaccia del Long Meadow Cottage, l’ha visto alle quattro stamattina che camminava per il Long Meadow. Quando Gill ha preso il suo fucile da caccia, era già svanito.

– E che cosa ci faceva l’Abate Nero nel Long Meadow? – domandò Dick con sarcasmo. – Raccoglieva ranuncoli?

– È piuttosto tardi per i ranuncoli, signore – rispose lo stalliere privo di humor. – Ma Gill dice che se avesse avuto a portata di mano il fucile l’avrebbe preso con facilità.

– E ci sarebbe stata un’inchiesta e il meglio che Gill avrebbe potuto sperare sarebbe stato un verdetto di omicidio per legittima difesa. Riferisci a Gill da parte mia che bisogna bloccare l’Abate Nero... a mani nude! Un fantasma vivo ci dirà parecchio ma uno spettro morto è praticamente inutile come ufficio informazioni.

Passò al trotto per i prati, dietro la casa, e, evitando le rovine dell’abbazia, raggiunse il serpeggiante Ravensrill. Mettendo il cavallo al passo, Dick seguì la riva del corso d’acqua, con la mente così totalmente assorta negli eventi delle ultime ventiquattro ore che avrebbe superato senza notarla la ragazza coricata a faccia in giù sulla riva opposta.

Era una mattinata stupenda, calda e soleggiata. Il cielo era di un azzurro terso e il mondo era illuminato dai raggi dorati del sole. Sopra la testa, uno stormo di uccelli migratori stava muovendosi in direzione sud e a Dick giungeva il loro debole richiamo.

– Buon giorno, Sir Galahad!

Dick tirò le redini del cavallo e si guardò intorno, attonito. La vide quasi subito.

– Buon giorno, Ginevra! – la salutò e, volgendo il cavallo verso il piccolo fiume, discese con cautela la sponda e costrinse a entrare nell’acqua il riluttante animale.

– Attento!

– Qui c’è un guado – rispose lui. – In effetti – continuò mentre emergeva con il cavallo che gocciolava dal sottopancia – è l’originario Chelford. Cavalieri in armatura e probabilmente Britanni dipinti e con le piume hanno attraversato il Ravensrill in questo punto. Ma tu che cosa stai facendo?

Dick scese a terra, lasciando cadere le redini e permise che il cavallo pascolasse foraggio a piacimento. Leslie era coricata, appoggiata solo sui gomiti. Sotto il volto di Leslie c’era una lastra di pietra al centro della quale si era formato un buco di quarantacinque centimetri di diametro. Quando lo vide Dick rise piano.

– Leslie, che domande devi porre al Pozzo dei Desideri?

Perché lo chiamassero così, Dick non l’aveva mai saputo. Non era mai uscita acqua da quella cavità profonda che, per uno scherzo di natura, si estendeva tanto da non poter essere scandagliata sino in fondo. Eppure lì, generazioni di pastorelli innamorati si erano coricati e avevano gridato nella cavità i desideri del loro cuore. E la tradizione sosteneva che il pozzo rispondesse con chiarezza e in modo intellegibile.

– Sto chiedendo di me – dichiarò Leslie.



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